A spasso in maschera
Beethoven
LUDVIG VAN BEETHOVEN
Beethoven discendeva da una famiglia di musicisti di origine fiamminga, molto disagiata. La sua infanzia fu triste in quanto l’unico scopo del padre era quello di sfruttare le sue doti musicali ed esibirlo come fanciullo prodigio imponendogli lunghe ore di esercizio sul cembalo e sul violino, togliendo così tempo all’ istruzione.
Il suo primo maestro fu il padre e poi ne seguirono altri finché scoprì l’armonia ed il contrappunto.
L’ambiente di Bonn cominciò a capire il suo talento ed entrò così nell’ orchestra di corte come violinista e organista.
Ad accorgersi di lui fu soprattutto il conte Waldestein che gli procurò una
borsa di studio per Vienna.
Dopo altri cinque anni trascorsi a Bonn come cembalista a teatro e violinista nell’orchestra, si iscrisse all’ Università dove si avvicinò a molti maestri che lo influenzarono
Nel 1792 riuscì a ritornare a Vienna dove l’ambiente aristocratico lo ricercò per le serate. Nel frattempo continuò a studiare la composizione, dal 1796 divenne un acclamato concertista di pianoforte e fino al 1800 furono pubblicate le sue opere.
Questi furono anni di fortuna e gloria dove ci furono anche i primi amori, ma arrivarono anche le prime delusioni, tra cui la scoperta della sordità, si chiuse così in sé stesso ritirandosi dalla società.
Gli venne anche l’idea del suicido, ma il senso della morale lo salvò e trasferì il suo stato d’ animo nelle opere.
Dal 1807 si rintrodusse a Corte e fino al 1815 ebbe di nuovo grande successo, ma nel 1816 la sua sordità fu oramai totale e gli impedì di suonare e dirigere in pubblico.
Trascorse i suoi ultimi anni di vita in ristrettezze economiche.
Ci ha lasciato un grande insegnamento: la musica è vita e ci consente di conoscere. Nella musica l’uomo vive, pensa e crea.
Belli Alessia 1^A
Recensione film I Templari
IL MISTERO DEI TEMPLARI
Benjamin Franklin Gates (Nicolas Cage) appartiene ad una famiglia che, da sempre, custodisce i segreti che portano ad un favoloso tesoro. Ormai si crede che questo sia solo un mito, visto che nessuno dei suoi predecessori è mai riuscito a venire a capo dell'enigma, ma Ben non la pensa così.
Inizialmente viene finanziato da Ian Howe ed il nostro protagonista trova la prima chiave di questo mistero, un'antica nave bloccata nel circolo polare artico. Il secondo indizio è apparentemente irraggiungibile: la dichiarazione d'indipendenza degli Stati Uniti d'America.
Il problema è come recuperarla, considerato che è custodita in un museo, sotto stretta sorveglianza.
Le strade di Ian e Ben si dividono; il primo è deciso a prendere in qualunque modo il documento, mentre il secondo vorrebbe preservarlo per una questione di morale e di legame alla propria patria.
Alla fine vince la legalità. Ben trova il tesoro tra inseguimenti e risoluzioni di indovinelli e lo affida al Museo dei beni culturali, ricevendo, però, una bella ricompensa.
La frase più significativa: "Hai due opzioni: porta numero uno, te ne vai in prigione per molto tempo. Porta numero due tu ci aiuti a recuperare la dichiarazione d'indipendenza e poi te ne vai in prigione per molto tempo, ma ti senti molto meglio dentro."
È un film per tutta la famiglia e, soprattutto, per gli amanti della caccia al tesoro.
Un vero mix tra avventura comicità inganno e molto altro ancora.
Manunta Emanuele 1^A
Recensione film Il gladiatore
IL GLADIATORE
Il film narra la vicenda di Massimo Decimo Meridio (Russel Crowe), valoroso condottiero e fidato amico dell'imperatore Marco Aurelio, che, per colpa del giovane Commodo, spregiudicato figlio del vecchio imperatore, si ritrova ad essere un gladiatore, niente meno che uno schiavo mandato a morire nelle arene, sotto lo sguardo crudele e divertito del popolo romano. Ad ogni costo dovrà vendicare l'onta subita e la famiglia brutalmente uccisa.
Il film, ambientato nel II secolo d.C., è in parte fedele alle vicende storiche del tempo (l'imperatore filosofo Marco Aurelio, il suo successore Commodo, le abitudini del popolo), ma commette alcuni errori storici (Commodo non uccise suo padre e non fu ucciso da un gladiatore, Marco Aurelio non scelse un generale come suo successore). Viene, però, esaltata la figura affascinante del gladiatore, ex comandante dell'esercito, che cerca riscatto. Tre ore che scorrono veloci, tra battaglie perfettamente inscenate e una ricostruzione affascinante e grandiosa (anche grazie all'aiuto del computer) dell'antica Roma e del Colosseo.
Le scene di lotta sono un po' crude, ma non esagerate, gli attori sono bravi ed entrano perfettamente nel personaggio e, che dire della colonna sonora? Meravigliosa...
Il film è un vero mix di storia, guerra, azione e sentimenti. Frase più famosa: “Al mio segnale scatenate l'inferno”
Manunta Emanuele 1^A
Il lupo
Il lupo, un cane significatamene evoluto
Alcuni studiosi dell'Università veterinaria di Vienna hanno dimostrato che addomesticare i cani li ha resi più stupidi. Hanno messo alla prova tre gruppi di animali: 12 lupi cresciuti in cattività, 14 cani cresciuti allo stesso modo (in branco) e 12 cani domestici. In tre test è stata valutata la loro abilità a comunicare, comportarsi e giocare.
Hanno effettuato un primo test che consisteva nel capire in quale scatola fosse il cibo. Nel test comunicativo un uomo indicava la scatola giusta mentre manteneva il contatto visivo con l'animale. Sia i cani che i lupi hanno saputo riconoscere la scatola dove era il cibo ma, nel momento in cui l'uomo ha interrotto la comunicazione visiva, soltanto i lupi hanno capito dove fosse. Perché? Hanno capito che, spostando le scatole, soltanto quelle con il cibo facevano rumore, le altre no.
I cani quindi sono persi SENZA L'UOMO. «Il risultato suggerisce che l'addomesticamento abbia influito sulla comprensione del meccanismo causa-effetto dei cani», è il commento della biologa Michelle Lampe (Università Radboud, Olanda), che ha aggiunto che lo studio non prova che i lupi siano intrinsecamente più intelligenti dei cani, perché, ipotizza, «i cani sono condizionati a ricevere cibo dagli umani, mentre i lupi se lo devono trovare da soli.»
Il lupo riesce a comprendere gli atteggiamenti e gli input inviati dall'uomo, allo stesso modo del cane, ma l'istinto di sopravvivenza e la vita in libertà gli consentono di sviluppare una capacità superiore.
Il cane è il migliore amico dell'uomo ma l'uomo è il migliore amico del cane? Sembrerebbe di no.
Emanuele Manunta 1^